Perché parlare di formazione? per giunta in un periodo così duro per tutti? E poi, perché questa domanda? Beh, spesso la formazione non riceve la giusta attenzione in determinati ambiti e settori della società. E invece, è proprio nei momenti così difficili che la formazione se non c’è stata, non c’è oppure non è progettata fa sentire tutta la sua pesante assenza. Quando tutto sembra crollare e quando succede davvero pensiamo a moltissime cose, ma non alla formazione. Tuttavia, potremmo scoprirne davvero l’importanza, dandoci la possibilità di apprendere competenze e/o allenare quelle già possedute in modo da diventare più resilienti e antifragili. Sappiamo che per formarsi e formare i collaboratori servono risorse. Bene. La paura e l’ansia spesso non ci consentono di “dare un’occhiata” intorno e ci precludono la possibilità di verificare l’opportunità di finanziamenti. Ma ascoltare i contesti e gestire le emozioni sono i primi due passi da compiere per essere presenti a se stessi e agire. E, magari, trovare anche le risorse.
A questo proposito, due recenti articoli pubblicati su Il Sole24ore online mettono l’accento su altrettanti temi “all’ordine del giorno” per le imprese: l’ascolto (per costruire il futuro) e l’importanza delle emozioni (da conoscere e controllare). Vediamo qualche passo. Il primo ripreso dall’articolo sull’ascolto:

“Per costruire il futuro, leader e manager hanno bisogno di persone propositive e capaci di mettersi in gioco per trovare soluzioni non ancora pensate; devono incrementare le loro capacità di ascolto e massimizzare la raccolta dei contributi. Perché non solo devono decidere cosa fare, ma devono costruire un nuovo progetto che aggreghi e crei nuovi valori da condividere.”

E i prossimi due dall’articolo dedicato alle emozioni:

“[…] molti manager mi hanno rivelato di recente una profonda preoccupazione per la gestione – soprattutto a livello emotivo – dei loro collaboratori, a causa di un contesto caratterizzato da ansia e paura, che ha accompagnato le giornate degli italianai per diverse settimane, anche al di fuori delle mura domestiche.”
“Per chi dirige un’impresa, in un momento in cui si avverte un forte bisogno di business continuity, lavorare sui cambi di mentalità o sulla realizzazione di contesti professionali nuovi implica un’attenzione non solo al “cosa” fare, ma anche al “come” farlo.”

Sono parole condivisibili, senz’altro. E sono scritte in un periodo che sappiamo essere dominato dall’imprevisto e dall’incertezza. Un periodo in cui l’isolamento ha generato nuovi scenari lavorativi e nuovi modi di rapportarsi alle persone. Nessuno era preparato a comprendere e gestire un evento come quello di una pandemia. Ho scritto comprendere e gestire perché in situazioni come questa la cosa immediata che facciamo è cercare una spiegazione lineare causa-effetto; invece, dovremmo avere la forza di provare a vedere le cose da un punto di vista diverso. Stiamo, infatti, sperimentando ciò che molti hanno solamente letto (anche dopo le crisi del 2001 e del 2008, che evidentemente, su un altro piano, hanno insegnato ben poco), ovvero l’interconnessione. Viviamo in un mondo dove non le persone bensì le relazioni costituiscono il tessuto vitale del tutto. E la qualità delle relazioni influisce sulla qualità della rete della vita.

Cosa fare, allora, per arginare la situazione e intanto tenere in equilibrio la barca?

  • prendersi cura di se stessi e permettere agli altri di fare lo stesso
  • iniziare a considerare l’azienda come un sistema complesso, adattivo e cognitivo
  • scegliere l’autorevolezza
  • distribuire ruoli e responsabilità in base a una ponderata e consapevole valutazione
  • parlare e comunicare chiaramente, senza giochi di parole
  • motivare e supportare, tenendo conto del clima organizzativo

In altre parole, conoscersi, conoscere gli altri e ri-generare contesti vitali, consapevoli che “Non ci sono passi avanti da fare ma solo nuovi passi” (Cepollaro, Varchetta, 2014).
Se fino a qualche decennio fa l’ostacolo da oltrepassare era l’ignoranza per conoscere e apprendere quanto più possibile, oggi dobbiamo confrontarci con l’iperspecializzazione, che fa perdere di vista i problemi, che per loro natura sono complessi (la maggior parte delle volte). Sono complessi come lo sono i contesti (un’azienda, una comunità umana; ovviamente con le differenze che le rendono tali), che hanno qualità diverse da quelle delle singole componenti e che sono contraddistinti da emergenze continue perché si fondano proprio su relazioni. In altre parole, l’iperspecializzazione fa perdere di vista la trama, gli intrecci.
Un altro aspetto che si lega molto con il tema della formazione è lo sviluppo tecnologico. Le grandi scoperte scientifiche, fino a quasi tutto il Novecento, si basavano su  teorie complesse, nate dopo anni di studi. Oggi le teorie (ovvero i contesti teorici che contengono il significato di cose e azioni) vengono (forse) dopo lo sviluppo di nuova tecnologia. In questo scenario capovolto, come nel caso della conoscenza, di cui si diceva sopra, e come anche nel caso dell’ascolto e delle emozioni, il fattore Tempo diventa discriminante rispetto a diverse sfaccettature della stessa realtà condivisa.
Ascoltare, così come dare la giusta importanza alle emozioni, alla conoscenza (studio) e alla sperimentazione, sono tutti aspetti che possono favorire una sana gestione d’impresa. E per fare sì che questi aspetti siano parte integrante della cultura aziendale è necessario formarsi, formare e creare contesti formativi. “Qual è l’obiettivo di un imprenditore?”: “crescere, svilupparsi, aumentare il fatturato”. Bene. Per rendere attivo questo processo la formazione diventa imprescindibile. Sappiamo che dopo 3/6 mesi le cose studiate iniziano a perdere la loro presa. E qui entra in gioco un’altra discriminate, che insieme al Tempo ci rivela qualcosa di importante: l’intenzionalità e/o il coinvolgimento. In altri termini, se il leader, il manager o l’imprenditore crede davvero nella formazione e la presenta come qualcosa di importante allora non sarà percepita dai collaboratori come costrittiva e i suoi effetti saranno più duraturi. Al contempo, credere nella formazione significa anche saper ascoltare e dare il giusto valore alle emozioni in un Tempo che tenga presente le continuità (la routine lavorativa, con i suoi alti e bassi) e preveda (per quanto possibile) le discontinuità.

Il futuro non è già qui. Affermare questo significa appiattire la “tensione rinviante” propria del genere Homo. Il futuro è qui in quanto pensiero, ma poi deve essere intessuto; in questo modo, data la sua natura di progettualità intenzionale, il futuro, prodotto dell’uomo, retroagisce sul presente, alimenta la motivazione, lo sviluppo di idee nuove e la spinta creativa.
Infine, la creatività e l’innovazione sono cambiate nella loro natura profonda. Non sono più appannaggio di quello che un tempo si chiamava il genio, la persona singola che grazie alla sua intuizione straordinaria dava vita al nuovo, all’inedito. Oggi, sono i gruppi ad essere creativi e innovativi, i gruppi favoriscono l’emergenza di auto-organizzazione tale da diffondere la conoscenza, i gruppi e le trame tra essi ad essere vitali. Negare questo significa non pensare il presente, significa non progettare il futuro e significa esercitare un potere che è in decadenza.
Del resto “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento” (Charles Darwin).

Bibliografia
Cepollaro, P., Varchetta, G. La formazione tra realtà e possibilità. I territori della betweenness, 2014.
Ceruti, M. La fine dell’onniscienza, 2014.
De Toni, L. Comello, L. Ioan, Auto-organizzazioni. Il mistero dell’emergenza nei sistemi fisici, biologici e sociali, 2011.
Morin, E. Conoscenza, Ignoranza, Mistero, 2020.
Morelli, U. Incertezza e organizzazione. Scienze cognitive e crisi della retorica manageriale, 2009.
Salati, A. Leoni (a cura di), Neuroscienze e Management. Nuovi strumenti per la professione manageriale, 2015.
Taleb, N.N.  Antifragile. Prosperare nel disordine, 2012.

https://www.ilsole24ore.com/art/le-aziende-devono-saper-ascoltare-voglia-un-futuro-diverso-ADBRvzO
https://www.ilsole24ore.com/art/business-continuity-e-governo-emotivo-connubio-necessario-oggi-piu-che-mai-ADIQV0O
https://www.lafeltrinelli.it/ebook/gustavo-ghidini/nuova-civilta-digitale/9788828204862?fbclid=IwAR2MZiWlpFFS8pQGeupZ8cKHIBe4UeGV7rG98rGTdfkORpH6r_jSGAyB5kc

Scritto da:

Giacomo Brucciani
Docente nei percorsi di formazione di PerFormat Business, è consulente organizzativo. Si è laureato in Filosofia e ha un dottorato in Storia.