Work Life Balance: Come Trovare l'Equilibrio Perfetto

L’arte di saper stare in equilibrio

Oggi si sente parlare sempre più spesso di “work-life balance”, ovvero del giusto equilibrio tra la sfera lavorativa e quella privata. Ma cosa si intende per “giusto equilibrio? La parola equilibrio viene da “equo e libra”, quindi mettere sulla bilancia dei pesi che siano equi. Potremmo dire in altre parole, dare un valore equilibrato ai diversi aspetti della vita. Nell’arco della giornata, infatti, la nostra vita è scandita tra ore dedicate al lavoro e ore dedicate alla sfera personale. Con “vita lavorativa”, si intende quella parte che ha a che vedere con aspetti qualitativi, come l’autorealizzazione professionale, la soddisfazione lavorativa, le scelte di carriera, la motivazione, ed aspetti quantitativi, come il carico di lavoro, l’organizzazione, le quantità di ore trascorse in ufficio o in online.  Il resto della giornata è quella parte che in gergo definiamo “tempo libero”, generalmente declinato nel dedicare tempo alla famiglia e alle proprie passioni, alla cura di sé, allo svago e, per alcuni, ad un concetto oggi un po’ dimenticato, ovvero all’ozio.

 

L’Arte del Dolce far Niente: L’Ozio

Con ozio si intende quel lasso di tempo non dedicato ad alcuna attività produttiva, ma solo “allo stare, all’essere.” Si tratta di un tempo in cui si è semplicemente connessi con il presente, in uno stato d’animo spensierato e leggero. Durante l’ozio, decàde il dualismo tra tempo interno ed esterno, per lasciare spazio a una pace e ad una armonia totale.

Storicamente, tra i primi a parlare di ozio, ricordiamo la civiltà greca.

“I Greci nell’epoca del loro splendore non avevano che disprezzo per il lavoro, solo agli schiavi era permesso di lavorare: l’uomo libero conosceva esclusivamente gli esercizi ginnici e i giochi dello spirito. I filosofi dell’antichità insegnavano il disprezzo per il lavoro, degradazione dell’uomo libero; i poeti cantavano l’ozio, dono degli dèi.” (Ozio – Wikipedia)

Questi versi ripresi da Virgilio nell’opera “Le Bucoliche”, fanno riflettere molto su come l’ozio prima fosse una virtù legata alla libertà, un diritto dell’uomo libero.  Le persone che si dedicavano ai lavori fisici, come gli artigiani, non erano ben viste, in quanto scarsamente dedite all’ozio, “alla contemplazione intima di sé stessi.”

 

L’Ozio nella Società Moderna

Oggi, pensare di stare a non far niente, fermi, sembra impossibile. All’idea, subito incalza una morsa di irrequietezza allo stomaco e la vaga sensazione di star perdendo tempo prezioso. A volte, arriva un insidioso senso di colpa, che si dilaga a macchia d’olio in modo automatico ed inconsapevole.

Il lavoro, quindi, oggi assume una accezione molto diversa rispetto a quella che aveva in passato. Se prima il tempo libero era legato al sentirsi un uomo di valore, libero, oggi è il tempo dedicato al lavoro che spesso determina non solo il valore professionale, ma anche quello personale. Tanto più sono produttivo, tanto più aumenta l’autostima personale. Spesso il lavoro non rappresenta solo uno strumento per vivere serenamente, ma è il motivo che dà senso alla vita e alle giornate. Questo cambio di prospettiva può essere sintetizzato nel famoso dilemma comune ” lavorare per vivere o vivere per lavorare?”

Di fronte a questo cambio di prospettiva, la filosofia di vita del “dolce far niente”,  cede il posto al “lavorare come scopo di vita.” Oggi, spesso, il non fare niente è associato a pigrizia, inerzia, appiattimento emotivo, emozioni e sensazioni percepite “negative”, piuttosto che a momenti in cui potersi rigenerare.

Probabilmente questo è dovuto a un insieme di fattori. Un esempio comune alla maggior parte delle persone, è la sensazione di essere sempre stanchi.  Lavorare duramente tutta la settimana e arrivare a fine giornata o al weekend, con il solo desiderio di disconnettersi.  Disconnettersi davanti a un film, o alla tv, o ai social e nel frattempo rispondere a qualche e-mail di lavoro. Ma come si viveva il tempo prima della tv?  Stare connessi con se stessi anziché con il digitale sembra proprio un’arte di altri tempi ormai, sempre più rara.

 

Da dove Nasce il concetto di Work-Life Balance?

Il cambio di prospettiva sul lavoro, ha portato negli anni ‘70/’80 del Novecento, nel Regno Unito, a coniare un nuovo termine, relativo all’equilibrio tra vita privata e lavoro. In quel periodo, infatti, si creò il  Women’s Liberation Movement, che rivendicava  condizioni e orari di lavoro migliori per le donne. Queste ultime, oltre al lavoro, dovevano infatti farsi carico della cura dei figli e della gestione della casa. Questo movimento riuscì a far sentire la sua voce e, con l’Employment Act del 1980, alle donne viene concesso un orario di lavoro più  flessibile ed il congedo di maternità, in modo da favorire una migliore conciliazione tra lavoro e vita personale.  Nasce così il concetto inglese di “work-life balance”. ( Cos’è il Work Life Balance e Come Raggiungerlo (con 8 Esempi)

Attualmente la necessità di trovare un equilibrio tra vita personale  e professionale è trasversale a uomini e donne, in quanto i cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni da un punto di vista tecnologico, politico ed economico, hanno portato alla creazione di una società veloce, orientata alla produttività. Oggi, conciliare lavoro e vita privata e tracciare una linea di separazione netta tra i due è reso più complicato e sfumato dalla diffusione del digitale e dalla cultura dell’essere “sempre connessi”.

 

La Società Fluida: Sempre (Dis)connessi

La società in cui viviamo è, riprendendo le parole del sociologo Bauman, una società fluida, cioè una società in cui i confini non sono più chiari e definiti, ma, con lo sviluppo della tecnologia, i confini hanno subito un cambiamento, per cui diventa sempre più complicato capire e a volte anche solo domandarsi: dov’è il limite?

In altri momenti storici era più semplice, c’era un orario di ingresso in ufficio ed un orario di uscita. Fuori da questo spazio, non si era contattabili e spesso non c’era neanche la possibilità di “portarsi il lavoro a casa”.  Ma ad oggi, che si è sempre reperibili, come si fa a tracciare questa linea? Non c’è più un confine universale dettato dall’esterno, tutto è riportato alla scelta personale e soggettiva di marcare e delineare questi limiti.  Diventa così una scelta soggettiva stabilire un orario in cui smettere di lavorare “definitivamente”, per dedicarsi alle attività della vita: casa, famiglia, amici, sport…  Spesso arriva la voce “Tanto posso farlo anche adesso, in 5 minuti”, mando l’ultima e-mail, rispondo all’ultimo messaggio. Vi è mai capitato di trovarvi a rispondere o a  ricevere e mail di lavoro nel weekend?  Insomma, il rischio è proprio quello di una “sovrapposizione” tra lavoro e vita privata. Essere disponibili 24 ore al giorno.

 

Equilibrio Vita-Lavoro secondo i dati OCSE

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), è un’organizzazione internazionale  per i Paesi membri, aventi in comune un’economia di mercato. (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – Wikipedia).

Lo scopo principale dell’organizzazione è fornire uno spazio ed una occasione di confronto su problemi economici e politici e cercare soluzioni, in base alle esperienze comuni e/o differenti che si generano dal confronto.

Per quanto riguarda i dati forniti da OCSE, questi danno informazioni sull’equilibrio tra lavoro e vita privata, analizzando le ore lavorative e il tempo dedicato alla cura di sè nei 22 Paesi membri.

Un aspetto importante dell’equilibrio tra lavoro e vita privata è infatti la quantità di tempo trascorso sul luogo di lavoro. Orari di lavoro molto lunghi è ormai dimostrato che possono avere conseguenze sulla salute mentale e fisica, compromettere il senso di sicurezza e aumentare i livelli di stress, mettendo le radici per l’insorgenza di burnout.  Nell’area dell’OCSE, il 10% dei lavoratori ha un orario di lavoro retribuito pari o superiore a 50 ore a settimana, in particolare nei Paesi del Messico, Turchia e Colombia. Tutti questi Paesi, rispetto a 10 anni fa, hanno registrato un calo del numero di coloro che hanno un orario di lavoro retribuito lungo.

“In generale, un maggior numero di uomini ha orari di lavoro retribuito molto lunghi e la percentuale di lavoratori maschi con orari di lavoro molto lunghi, nei Paesi OCSE, è di quasi  il14%, rispetto al 6% circa delle donne”, così riportato dai dati OCSE 2023.

Trovare il giusto equilibro tra lavoro e vita privata è probabilmente la sfida che attende tutti i lavoratori d’oggi, in particolare le giovani famiglie e le neomamme.

 

La Situazione in Italia: Si Lavora Troppo?

I dati OCSE che emergono rispetto alla situazione in Italia, sono che circa il 3% dei dipendenti ha orari di lavoro retribuito molto lunghi, ossia una percentuale molto più bassa rispetto alla media OCSE del10%.  In Italia, i lavoratori a tempo pieno dedicano in media 16,5 ore alla cura di sé (inteso come bisogni primari di mangiare, dormire, ecc.) e al tempo libero (passioni, famiglia, hobbies, sport etc…). Quest’ultimo risulta essere un dato superiore alla media OCSE di 15 ore. Sembra  che la filosofia italiana de “Il dolce far niente”, sia riflesso anche da un punto di vista pratico e culturale.

Tuttavia, l’Italia affronta altri tipi di sfide, come il problema della disoccupazione,  di salari medi più bassi rispetto ad altri Paesi OCSE ed un servizio burocratico non sempre efficiente. Questo spiega gli elevati livelli di stress, nonostante i dati promettenti, e dà  informazioni sulle aree di forza e vulnerabilità del Paese.

 

Le Città con il Miglior Work-life Balance

Una domanda che si pongono le nuove generazioni è dove trovare le condizioni lavorative migliori, che permettano di ricevere uno stipendio sufficiente a condurre una vita serena, senza dover rinunciare al tempo libero. Quali sono i Paesi in cui trovare un buon work-life balance? Nel rispondere a questa domanda, ci aiutano i dati del  Global Life-Work Balance Index 2023 di Remote. Si tratta di un’azienda HR-tech. Remote ha analizzato la condizione burocratica e culturale dei Paesi con il PIL più alto, per individuare i fattori che aiutano a raggiungere un sano equilibrio tra vita professionale e personale. (Eye-Opening Work-Life Balance Statistics [2023] – Toner Buzz.) In particolare si è focalizzato su dati come il congedo annuale retribuito, la percentuale minima di indennità per malattia e la durata del congedo di maternità retribuito. In questa classifica, sulla base dell’analisi di questi fattori, non compare l’Italia, la quale invece si posiziona ai vertici della classifica OCSE. (Five countries with the best work-life balance).

Facendo riferimento ai dati Remote, il Brasile si trova in fondo alla classifica, con un punteggio di 67,73, seguito dal Canada con 67,91 punti. Quest’ultimo tuttavia è tra i Paesi più inclusivi del mondo, soprattutto sul tema  Lgbtq+ ed è molto attento al tema del lavoro da remoto.

A seguire si trovano il Regno Unito con 69,07 punti, i Paesi Bassi (69,14) e la Norvegia (73,05). I Paesi Bassi si distinguono per la generosa retribuzione garantita alle neomamme in maternità e per la buona qualità della vita complessiva.

 

La Top 5 nell’equilibrio Vita Lavoro secondo Remote

Salendo la classifica, troviamo la Danimarca (73,67). (Five countries with the best work-life balance). Si tratta di un paese molto attento al tema dell’inclusività ed ai diritti umani. Garantisce ai dipendenti con contratto a tempo pieno un’indennità di almeno cinque settimane di ferie retribuita ogni anno. Anche qui assistenza sanitaria e istruzione sono diritti universali, garantiti dallo stato. Il Paese offre 36 giorni di ferie retribuite e una copertura del 100% dello stipendio durante le assenze per malattia. Inoltre, hanno introdotto il Flexjobs, ovvero un sistema di lavoro flessibile, che consente ai dipendenti di modificare orari di lavoro diversi, o mansioni percepite eccessivamente impegnative. Solo l’1% dei dipendenti lavora più di 50 ore a settimana, contro una media OCSE del 10%.

In Danimarca la vita lavorativa finisce alle 16 del pomeriggio, per tutti, indipendentemente che siano genitori o single. Dedicare del tempo a se stessi è parte del concetto di normalità. La Danimarca è  dunque l’ esempio di come il confine tra lavoro e vita privata possa essere vissuto con serenità e in armonia con il benessere psico-fisico.

Troviamo poi l’Australia al quarto posto con un punteggio di 73,71,  con una qualità di vita ed un sistema sanitario invidiabili, seguita dalla Francia. Secondo i dati OCSE, i francesi dedicano 16,2 ore al giorno al tempo libero e alla cura personale, seconda solo all’Italia. La nazione è al terzo posto nell’indice di Remote, grazie a 36 giorni di ferie annuali retribuite. La Francia bilancia queste ore lavorative con un forte sostegno alle arti e alla cultura, offrendo numerose opportunità per distrarsi dalla routine lavorativa.

Molto vicina all’Italia per cultura e lingua, si trova la Spagna, in seconda posizione con 75,55. Questo punteggio è raggiunto grazie al giusto equilibrio tra lavoro e piacere, offerto ai numerosi stranieri che la scelgono per le varie opportunità di carriera e per la qualità della vita. La Spagna si classifica seconda nell’indice di Remote, grazie a 26 giorni di ferie retribuite all’anno. Secondo i dati OCSE, i lavoratori spagnoli dedicano più ore al giorno al tempo libero e alla cura personale rispetto a quasi tutti gli altri Paesi, ad eccezione di Italia e Francia.

La Nuova Zelanda al Primo Posto

Al primo posto troviamo la Nuova Zelanda, con 79,35 punti. I neozelandesi godono di una generosa indennità di ferie annuali e di un salario minimo elevato, mentre le neomamme beneficiano di 26 settimane di congedo di maternità retribuito. La Nuova Zelanda è in testa alla classifica di Remote, con 26 settimane di congedo di maternità retribuito, un salario minimo relativamente alto, 32 giorni di ferie annuali retribuite e un minimo dell’80% di indennità per malattia.

Tuttavia, ciò che colpisce aldilà dei dati, è la forma mentis, la cultura, per cui il lavoro è vissuto come un mezzo per raggiungere uno scopo e non lo scopo della vita.

 

Equilibrio Vita Lavoro e Burnout

Uno degli scenari peggiori di un equilibrio vita lavoro non funzionale, è la sindrome del burnout. L’Organizzazione Mondiale della Sanità  definisce il burnout “una sindrome concettualizzata come conseguenza di stress cronico sul posto di lavoro non gestito con successo“.
Sono tre le caratteristiche individuate: “senso di esaurimento, aumento dell’isolamento dal proprio lavoro con sentimenti di negativismo o cinismo e ridotta efficacia professionale”.

Un’indagine del 2023 di Future Forum su 10.243 lavoratori in sei paesi, ha rivelato un’alta incidenza di burnout nel 2022. Il 2% dei lavoratori globali ha segnalato una condizione di burnout, con un aumento del 4% rispetto al 2021.  In seguito a questa analisi, l’Australia ha registrato il tasso più alto di burnout (50%), seguita da Francia e Regno Unito (48%).  Si evidenzia che le persone con burnout hanno una probabilità 3,4 volte maggiore di cambiare lavoro entro l’anno seguente. Il burnout colpisce di più le donne (46%) e lavoratori sotto i 30 anni (48%), in particolar modo nei settori della ristorazione (80%) e della sanità (76%).

Questi dati dimostrano come l’equilibrio tra vita e lavoro non sia solo essenziale per il benessere personale, ma anche per il successo delle aziende.

 

Work-Life Balance e Successo Aziendale

I vantaggi per le aziende nella promozione di un buon work-life balance sono innumerevoli. Alcune ricerche infatti dimostrano che le aziende che promuovono programmi di equilibrio  vita-lavoro, registrano una riduzione del 25% nel turnover dei dipendenti e risparmiano il 50% sui costi. L’85% delle aziende segnala un aumento della produttività; nello specifico, i dipendenti mostrano una produttività individuale più alta del 21% e un aumento del senso di appartenenza, ovvero di motivazione a continuare a ricoprire il proprio ruolo lavorativo (33%). Le ricerche prevedevano che entro il 2025, il 35% della forza lavoro globale sarebbe stata in remoto, rispetto al 17% del 2019. Il lavoro da remoto sembra aver migliorato l’equilibrio vita-lavoro risultando per una buona parte della popolazione che ha partecipato alla ricerca, un fattore protettivo per l’equilibrio vita lavoro.

 

5 Modi per Migliorare l’Equilibrio tra Lavoro e Vita Privata

Trovare un equilibrio, quindi, non è semplice, e  di certo rappresenta una sfida quotidiana nella vita del lavoratore d’oggi, alle prese con responsabilità, scadenze e senso di urgenza. Terminiamo questo articolo con l’individuazione di alcune strategie e fattori, che possono aiutare a tracciare una linea tra lavoro e sfera personale e trovare un equilibrio più sano e sostenibile. Per ciascuno tale equilibrio è personale, dipende dai valori e dai bisogni di ogni individuo, perciò le strategie descritte di seguito, sono domande, spunti e riflessioni da porsi rispetto alla propria situazione specifica.

Fermati e valuta la tua situazione

Prima di fare qualsiasi cambiamento, è fondamentale capire dove ti trovi. Prenditi del tempo per riflettere: come il lavoro sta influenzando la tua vita personale e viceversa? Ecco alcune domande:

Sto dedicando abbastanza tempo alle attività che mi rendono felice?

Sto sacrificando troppo per il lavoro o per altre responsabilità?

Mi sento ancora connesso ai miei obiettivi personali e professionali?

Mettere i tuoi pensieri su carta può aiutarti a individuare ciò che ti crea più stress o squilibrio. Questo è il primo passo per prendere consapevolezza dell’equilibrio attuale e poter modificare ciò che crea eccessivamente stress, prendendo decisioni differenti.

Dai priorità a ciò che conta davvero

Una volta identificati i tuoi bisogni, chiediti: cosa è davvero importante per me? Forse vuoi dedicare più tempo alla famiglia, a un hobby o alla cura della tua salute. Ecco alcune domande utili per definire le tue priorità:

Dove sto investendo il mio tempo? È in linea con i miei valori?

Quali compromessi sono accettabili e quali non lo sono?

Ricorda che non tutto deve essere perfetto: l’obiettivo è trovare un equilibrio che ti faccia sentire soddisfatto.

Gestisci il tuo tempo in modo strategico

La gestione del tempo è cruciale per bilanciare meglio la tua vita. Analizza come trascorri le tue giornate: ci sono momenti sprecati o attività che potresti ottimizzare?

Un metodo utile potrebbe essere il fare una attività alla volta in base al senso di urgenza e di priorità. Usare una lista di priorità giornaliere per assicurarti di affrontare prima i compiti più importanti e urgenti.

Questo lavoro è davvero urgente?

Quali sono le priorità della giornata?

Se ti accorgi che il tuo tempo è spesso “rubato” da email o riunioni improvvisate, i cosiddetti “ladri di tempo”, prova a stabilire momenti specifici della giornata da dedicare a queste attività, quelli in cui sei più stanco, proteggendo il resto del tuo tempo per compiti più significativi.

Stabilisci confini chiari

Uno degli errori più comuni è non avere confini tra lavoro e vita privata, specialmente se lavori da remoto. Impostare regole chiare può aiutarti a proteggere il tuo tempo e il tuo benessere.

Esempi pratici potrebbero essere decidere un orario per disconnetterti dal lavoro e rispettarlo. Oppure dedicare spazi specifici della casa per il lavoro, evitando di mescolarlo con le aree dedicate al relax.  Stabilire confini non è egoismo, ma un atto di cura verso i bisogni personali.

 Rifletti e perfeziona continuamente

L’equilibrio tra lavoro e vita privata non è un traguardo che si raggiunge una volta per tutte: richiede attenzione e aggiustamenti costanti. Ogni tanto, prenditi del tempo per riflettere su cosa funziona e cosa no.

Hai notato miglioramenti nella tua vita?

Ci sono nuove sfide che richiedono un approccio diverso?

I tuoi obiettivi personali e professionali sono ancora allineati?

Ed infine, sii gentile con te stesso: cambiare abitudini richiede tempo e pazienza.

 

Conclusione

Migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata è fondamentale per il benessere e la produttività a lungo termine.  Se si ha la percezione che il lavoro non consente di trovare un equilibrio soddisfacente, potrebbe essere il momento di valutare altre opportunità, o di considerare corsi di formazione o certificazioni che aiutino a crescere professionalmente, in linea coi valori personali.

Autrice: Silvia Izzo – PerFormat Salute