In uno studio condotto da Aria, l’Agenzia della Regione Lombardia per la trasformazione digitale, il 43% dei lavoratori del settore privato e il 33% dei lavoratori del pubblico collocati in smart working nel periodo del lockdown dichiara di aver fatto fatica a separare lavoro e tempo libero.
Questo ci porta immediatamente a riflettere su quanto può essere d’aiuto, anche per il futuro, trovare strumenti per pianificare le giornate individuando confini chiari. Ma siamo proprio sicuri che il nostro tempo dipenda solo dall’orologio? Cosa influenza la nostra gestione del tempo, in particolare nella condivisione con i collaboratori, i colleghi, gli amici ecc…? Come reagiamo quando eventi o altre persone fanno saltare le regole dela nostra giornata o addirittura di un periodo della nostra vita? Che strategie possiamo adottare per restare in equilibrio?
Vediamo. Per iniziare, potremmo definire il tempo come la struttura all’interno della quale ciascuno di noi intrattiene relazioni con gli altri e se è vero che il tempo degli orologi è dato in maniera uguale a tutti, è altrettanto vero che il tempo degli uomini viene percepito e vissuto in maniera differente da ciascuno.
Ma perché viviamo e percepiamo il tempo in una modalità, anziché in un’altra?
Innanzi tutto perché ciascuno di noi, nell’organizzare la sua giornata, cerca di soddisfare alcuni bisogni: il bisogno di provare sensazioni, il bisogno di instaurare relazioni e il bisogno di organizzarsi in gruppi e di ricoprire, all’interno di questi, una certa posizione.
Quindi la nostra percezione è filtrata anzitutto in base a ciò di cui abbiamo bisogno.
Non è la quantità di tempo trascorsa in compagnia o in solitudine, in connessione online o chiacchierando vis a vis, ma il fatto di sentirsi, o non, distanti rispetto a relazioni significative. Una delle tante battute circolate sul web in questi giorni ironizzava così su solitudine ed isolamento: “Comunicato dell’Ordine degli psichiatri: se parlate ai muri o al frigorifero non preoccupatevi. Contattateci solo se vi rispondono” (MIND 2020). È proprio così: chi vive o si sente isolato finisce col parlare con se stesso, restando rinchiuso nel suo mondo ed utilizzando il tempo senza entrare in relazione con gli altri.
Ma c’è un altro aspetto, che emerge con più forza nei momenti di incertezza, di stress e di cambiamento: filtriamo la nostra percezione ed il modo di utilizzare il tempo in base a come siamo.
Lo vediamo attraverso due esempi. Se siamo perfezionisti ed iper controllanti, accentueremo questa caratteristica; percepiremo sempre mancanza di tempo, perché ci soffermeremo su decisioni poco importanti, oppure ci innervosiremo per piccoli errori o renderemo più difficile il rapporto con gli altri, pretendendo da loro i nostri stessi standard.
Se invece andiamo sempre di fretta, all’allentarsi della struttura temporale il nostro orologio interno ci ingannerà ancora una volta, suggerendoci che non abbiamo abbastanza tempo e tenderemo ad accelerare ancora di più, per evitare di sentire l’ansia.
Ciò accade perché in quei momenti attiviamo un sistema di protezione, una sorta di pilota automatico. Questo sistema lavora “a risparmio energetico e ad alto rendimento”, velocemente, fuori dalla consapevolezza e si basa su impressioni, intuizioni intenzioni e percezioni. Ci permette di entrare in azione mantenendo un’illusoria sensazione di controllo su ciò che accade e di sentirci OK rispetto a noi stessi ed agli altri.
Quali strategie possiamo mettere in atto, allora, per uscire dalla ruota del criceto?
La prima è spostare il focus. Tornando ai nostri esempi: per i perfezionisti significa passare dalla pedanteria alla curiosità ed alla ricerca creativa, dalla perfezione all’eccellenza, dai dettagli al quadro d’insieme e dalla mania di accentrare alla delega. Per chi va di fretta, vuol dire spostarsi dalla velocità all’attenzione ed alla concentrazione, dall’efficienza all’accuratezza, dalla sensazione di necessità ed urgenza alla programmazione, dal non fermarsi mai al rallentare, attivando il respiro consapevole e pause rigeneranti.
Questo ulteriore spunto ci spinge a cercare altre strategie, chiedendoci se il nostro uso del tempo cambia anche in base a come stiamo. La risposta è senza dubbio SÌ.
– Se siamo molto focalizzati, ma stanchi e scarichi di energia, tenderemo a distrarci e a perdere tempo.
– Se siamo poco focalizzati, ma troppo su di giri, resteremo poco coinvolti.
– Se, infine, il nostro focus e la nostra energia sono bassi tenderemo con facilità a rimandare.
Di converso, chi è molto focalizzato e mantiene alta la propria energia riesce ad attivare un’attenzione concentrata, risolvendo un problema alla volta, evitando di disperdere le forze in faticosi e poco proficui multitasking, forieri di distrazione.
Queste persone utilizzano quello che Daniel Kahneman chiama “pensiero lento”, che si attiva volontariamente e consente di portare a termine in modo efficace operazioni complesse.
D’altra parte, migliorando l’energia personale e prestando attenzione ai messaggi che arrivano dal corpo, alle emozioni ed a ciò che diciamo a noi stessi mentre siamo impegnati a “fare”, accediamo al “pensiero veloce” che si attiva automaticamente e ci dà velocità e prontezza, a fronte di un basso livello di sforzo.
Ecco perché alcuni studi di qualche anno fa invitavano a dedicarci soprattutto ad alzare il livello della nostra energia psicofisica ed il focus, proprio per consentirci di utilizzare in maniera integrata entrambi i sistemi di pensiero e di vivere nel tempo presente in modo efficiente e consapevole.
Il secondo strumento, quindi, è bilanciare focus energia, per attivare entrambe le modalità di pensiero: lento e veloce.
Ma non basta. L’ultimo tassello per gestire l’incertezza sono le routine giornaliere.
Le routine aumentano il benessere, perché ci permettono di percepire che la situazione è sotto controllo; aiutano ad evitare sprechi, interruzioni, distrazioni e “invasioni di campo” dall’esterno e ci allenano al miglioramento.
A inizio giornata, mandano al cervello un segnale chiaro che il tempo del lavoro è iniziato e predispongono all’efficienza; a fine giornata permettono una veloce revisione della propria lista di task, utile a chiarire le priorità per la giornata successiva, senza “portarsi il lavoro a casa” o, in tempo di smart working, senza invadere il tempo familiare con incombenze lavorative fuori orario.
Chi si è ritrovato in queste descrizioni ed ha provato a darsi una disciplina personale, sperimentando una routine giornaliera, avrà certamente avuto un beneficio e provato un senso di sollievo, di saldo ancoraggio alla propria esistenza, anche in momenti di incertezza.
Vorremmo concludere queste riflessioni facendoci condurre nella riflessione finale dalle parole del Maestro Ezio Bosso sul tempo durante il lockdown: “Sono giorni strani, il tempo e lo spazio si sono fatti elastici, a volte le ore sono eterne, a volte volano… è un tempo senza scansione… [le giornate n.d.r.] variano in funzione di come ci sentiamo”.
Per addomesticare il tempo è necessario accettarlo per quello che è, imparare a viverlo, mantenendo il contatto con le emozioni, esattamente come si fa quando si assiste ad un concerto; dobbiamo darci una disciplina, un ordine interiore, così come un compositore studia e ripete le note lunghe e le scale; e, come fa un musicista quando parte dai righi vuoti di un pentagramma e dà vita ad una meravigliosa interpretazione, possiamo scegliere di espandere i nostri pensieri e la nostra energia fisica oltre i vincoli del contesto, per dare intensità e ritmo personali, mentre musichiamo le nostre giornate.
“Il tempo è un pozzo nero. E la magia che abbiamo in mano noi musicisti è quella di stare nel tempo, di dilatare il tempo, di rubare il tempo.” (Ezio Bosso)
Bibliografia
E. Berne, Ciao, e poi?, 1964.
A. Boyes, “The Upside of Perfectionism? Creativity”, in HBR, May 2020.
H. Bruch, S. Ghoshal, “Beware the Busy Manager”, in HBR, February 2002.
G.M. Fagnani, “Dossier Smart Working”, Il Corriere della Sera, 15 maggio 2020.
D. Kahneman, Pensieri lenti e veloci, 2011.
G. Manin, “Coronavirus, Ezio Bosso: “la malattia mi ha allenato, mi aiutano i libri di storia”, Il Corriere della Sera, 17 aprile 2020.
G. Sabato, “Le conseguenze dell’isolamento”, in MIND, maggio 2020.
E.G. Saunders, “How to Transition Between Work Time and Personal Time”, in HBR, April 2020.
T. Schwartz, K. McCarthy, “Manage Your Energy, Not Your Time”, in HBR, October 2007.
Scritto da
Carlotta Clavarino
Counsellor ad indirizzo analitico-transazionale. Docente nei percorsi di formazione di PerFormat Business, è consulente
organizzativo. Laureata in giurisprudenza, è avvocato.
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